martedì 11 settembre 2018

Sito di San Vincenzo al Volturno. Una nuova proposta di legge istitutiva che prevede l’allargamento dell’area del Parco per mettere a frutto i vantaggi offerti dalla storia e dall’ambiente che lo caratterizzano.




L’intento di proseguire nell’iter amministrativo relativo alla riproposizione della Legge Regionale sull’istituzione del Parco archeologico, storico, artistico, naturale del sito dell’Abbazia di San Vincenzo al Volturno, resta valido affinché, quanto prima, si possa arrivare al definitivo riconoscimento di quell’area, quale sito di preminente interesse scientifico e ambientale. Alcune modifiche apportate al testo originale e riguardanti, in particolar modo, l’allargamento dell’area di interesse del Parco stesso, sono state inserite oltre che per salvaguardare e promuovere le importantissime presenze di archeologia preclassica, classica, medievale e post-medievale ivi presenti, anche per rafforzare il concetto di tutela dell’area sotto l’aspetto ambientale. Per queste ed altre ragioni, ritengo che la valorizzazione di un’ampia area del sito di San Vincenzo al Volturno vada sostenuta, attraverso uno specifico provvedimento legislativo regionale che, per l’appunto, la faccia diventare un vero e proprio Parco archeologico e storico – naturalistico. Confido, perciò, nella più ampia condivisione di questa idea che rappresenta e difende l’interesse della Regione Molise nella promozione del sito di San Vincenzo, già di per se importante punto di riferimento storico non soltanto del Molise. Un atto legislativo che va oltre la promozione delle peculiarità presenti, dato che prevede anche norme e progetti di valorizzazione e tutela dell’ambiente e del territorio di riferimento, nonché quello dei corsi d’acqua e dei sistemi idrici, idrografici e idrogeologici esistenti. Infine, sappiamo bene che questa regione ha tantissime potenzialità per poter diventare un punto di riferimento turistico internazionale, tra queste vi è proprio il sito di San Vincenzo al Volturno con il suo considerevole flusso di visitatori. La proposta istitutiva del Parco, partendo da questo non trascurabile presupposto, vuole favorire anche le possibili ricadute, in termini turistici e quindi economiche-occupazionali che si potrebbero determinare in un prossimo futuro. I vantaggi, dunque, non sono pochi per questa parte di territorio regionale che può e deve mettere a frutto i vantaggi offerti dalla storia e dall’ambiente che lo caratterizzano.”

venerdì 7 settembre 2018

Con il decreto dignità, il reddito di cittadinanza e lo stop alle infrastrutture, la cultura anti-impresa dei 5 Stelle al governo potrebbe trovar spazio anche nella prossima legge di Bilancio




Con il decreto dignità, il reddito di cittadinanza e lo stop alle infrastrutture, la cultura anti-impresa dei 5 Stelle al governo potrebbe trovar spazio anche nella prossima legge di Bilancio. I timori degli imprenditori italiani sono concreti, tanto da ipotizzare una protesta di piazza.  L’Italia deve tornare a crescere e a essere competitiva, ma la strada intrapresa da Di Maio e compagni va esattamente nella direzione opposta. Dichiarare guerra alle aziende è dannoso, oltre che un clamoroso autogol. #papera5stelle

lunedì 3 settembre 2018

Viabilità interna e strada veloce tra Termoli e San Vittore. Opere necessarie per l’economia e lo sviluppo del Molise.




La possibilità di realizzare l’avrebbe comportato una boccata d’ossigeno per le aziende locali, soprattutto quelle del settore edile, offrendo al Molise anche l’opportunità di un collegamento idoneo alla principale rete viaria italiana. Questi i motivi principali dell’idea stessa di realizzare l’opera che collegasse Termoli a San Vittore del Lazio per un tragitto più comodo e veloce tra l’Adriatico e il Tirreno. A prescindere dalla condivisione o meno dell’opera, resta il fatto che alla nostra regione veniva data la possibilità di investire in infrastrutture aiutando il settore edile nel suo momento, forse più difficile, dal punto di vista economico. Oggi, inoltre, i fatti legati al terremoto pongono alcune strutture stradali strategiche, vedi il Ponte del Liscione, come opera da monitorare costantemente e vedono i collegamenti interni regionali, come importanti e imminenti problemi da risolvere. In questo quadro, la programmazione delle opere infrastrutturali, necessarie e anche urgenti per la viabilità regionale, non possono, a mio avviso, prevedere progetti irrealizzabili, per questo condivido pienamente l’idea dell’Assessore regionale ai lavori pubblici, Vincenzo Niro, di proporre alternative idonee sia alle criticità presenti sulla viabilità interna che quella di indicare, seppur con minori ambizioni rispetto al progetto originario, la realizzazione di un’arteria viaria  tecnicamente ed economicamente, più vantaggiosa rispetto al progetto originario dell’Autostrada. Per questo ritengo giusto pensare una strada il cui compimento possa avvenire in tempi consoni e rispettosi delle reali necessità di questa regione per quanto riguarda i collegamenti interni e quelli con le principali arterie viarie nazionali. Realizzare un’opera   a scorrimento veloce che colleghi Termoli a San Vittore oltre a rientrare nel programma di questo Governo Regionale, offre al Molise opportunità importanti di sviluppo economico e occupazionale, favorendo al Molise, come appena detto, anche un considerevole passo in avanti nei collegamenti rapidi alle grandi vie di  comunicazione del Paese.

giovedì 30 agosto 2018

Test antidroga per Consiglieri e Assessori regionali. La proposta di legge regionale è stata presentata.




“L’obbligo per i Consiglieri e Assessori della Regione Molise, di sottoporsi a test antidroga casuali e periodici, è l’oggetto di una mia proposta di legge regionale appena presentata e ampiamente condivisa dai colleghi di Palazzo D’Aimmo. Un significativo passo in avanti sulla strada della trasparenza e della legalità che tutti dobbiamo seguire nel delicato rapporto tra politica e cittadino. Per questo ritengo che i drug test rappresentano un impegno serio da parte di chi ha sulle spalle la responsabilità di assumere decisioni nell’interesse generale della collettività. Hanno sottoscritto la mia proposta di legge, e di questo ringrazio i miei colleghi, Paola Matteo (Orgoglio Molise), Gianluca Cefaratti (Orgoglio Molise), Quintino Pallante (Fratelli d’Italia), Eleonora Scuncio (Iorio per il Molise), Armandino D’Egidio (Forza Italia), Nico Romagnuolo (Forza Italia), Aida Romagnuolo (Lega Salvini), Filomena Calenda (Lega Salvini), Antonio Tedeschi (Popolari per l’Italia) e Salvatore Micone (Udc Molise)”.



mercoledì 29 agosto 2018

Test antidroga per Consiglieri e Assessori regionali. I tempi sono maturi per una normativa anche a livello nazionale




Nella passata legislatura il Consiglio Regionale non ha ritenuto di sostenere la mia iniziativa di rendere obbligatori i test antidroga per chi ricopre un ruolo politico- istituzionale come i Consiglieri e gli Assessori regionali. Oggi, come ieri, resto convinto della bontà di quella proposta, dato che il tema delle politiche antidroga nelle pubbliche amministrazioni è un argomento piuttosto scottante, perciò, sottoporsi a controlli per dimostrare di essere in grado di svolgere il proprio ruolo, non è un grande sacrificio per un politico che non ha nulla da nascondere. E’ per questo che ho inteso ripresentare una nuova proposta di legge regionale che obblighi tutti gli Assessori e Consiglieri della Regione Molise a test antidroga casuali e periodici. Una proposta che auspico venga portata in Aula il prima possibile e che, spero, trovi adesione da parte della maggioranza di Palazzo D’Aimmo, per dare il giusto riscontro ai principi di trasparenza e legalità che tanto vengono sbandierati. Ma si potrebbe aprire la strada per una normativa in tal senso ancora più ampia, tanto da dare un segnale forte perché i tempi siano maturi anche per una legge ad hoc, a livello nazionale. Detta proposta di legge è composta da quattro articoli che, in sostanza, fissano le finalità e gli obiettivi della legge, tesa a garantire ai cittadini che i propri amministratori esercitano il proprio mandato nel pieno delle loro facoltà mentali; le conseguenze di un eventuale esito positivo al test con la decadenza immediata dalla carica e le norme finanziarie, a costo zero per le casse Regionali.

lunedì 6 agosto 2018

La Lega vuole riabilitare le Province: «Bisogna ridare il voto ai cittadini». Condivido!





La Lega vuole riabilitare le Province: «Bisogna ridare il voto ai cittadini»

di Lorenzo Salvia (Corriere dells Sera)

 Un disegno di legge presentato al Senato, firmato anche da Matteo Salvini. «Bisogna ripristinare la legalità costituzionale». Oggi votano solo i sindaci del territorio, un sistema provvisorio tenuto in piedi dalla bocciatura del referendum del 2016
Dal sovranismo alla sovranità popolare. La Lega studia il ritorno del voto diretto per le Province, rimaste sospese tra la riforma che le doveva abolire e la bocciatura del referendum del 2016, che ha finito per rimetterle in piedi, anche se zoppicanti. La linea del Carroccio è riassunta in un disegno di legge presentato al Senato, terzo firmatario l’attuale ministro dell’Interno Matteo Salvini, in compagnia di un altro ministro, Gian Marco Centinaio, responsabile dell’Agricoltura.
L’obiettivo del provvedimento, si legge nella relazione, è «ripristinare la legalità costituzionale attraverso l’elezione diretta a suffragio universale del presidente e dei consiglieri della Provincia». Tutto come prima, dunque. È vero che il disegno di legge è stato presentato prima della formazione del nuovo governo e che la questione non viene affrontata nel contratto firmato con il Movimento 5 Stelle. Ma è anche vero che il sistema per eleggere i presidenti delle Province è un compromesso superato dagli eventi, un groviglio con tanti nodi da sciogliere.
La legge oggi in vigore stabilisce che a votare non siano i cittadini ma i sindaci del territorio, che sono anche gli unici a potersi candidare. Un meccanismo di «secondo livello» che nelle intenzioni della riforma voluta nel 2014 dal governo Renzi doveva accompagnare le Province fino alla scomparsa prevista dalla riforma costituzionale. Un sistema temporaneo, che però ha confermato ancora una volta come in Italia nulla sia stabile fuorché il provvisorio. E che ha richiesto qualche correttivo anche nell’ultimo decreto legge Milleproroghe, approvato dal governo Conte e adesso all’esame del Parlamento. Qual è il problema?
Per potersi candidare alla presidenza della Provincia, in base alla legge attuale, i sindaci devono avere almeno 18 mesi di mandato davanti a loro. Una regola che di fatto tagliava fuori un terzo dei sindaci coinvolti nelle elezioni provinciali in programma nei prossimi mesi. Circa 1.300 su 3.400. Nel Milleproroghe la durata residua del mandato necessaria per la candidatura è scesa da 18 a 12 mesi, mentre le prossime elezioni provinciali sono state accorpate fra loro e anticipate al 31 ottobre. Il plotone dei sindaci incandidabili è stato ridotto. Ma è solo una toppa. Resta il problema di un sistema elettorale complicato. E anche poco logico, forse proprio perché pensato come temporaneo: il mandato del presidente, per dire, dura quattro anni; quello del consiglio provinciale, eletto dai consiglieri comunali, solo due. Una specie di mid term provinciale di cui potremmo fare a meno. Un intervento serve. Ma come?
Oggi gli incarichi di presidente e consiglieri provinciali sono a titolo gratuito. La proposta della Lega affronta anche il capitolo indennità. Lo «stipendio» del presidente non potrebbe superare quello del sindaco del capoluogo di provincia. Mentre i consiglieri avrebbero un gettone per le sedute di consiglio e commissioni, con un tetto pari a un sesto dello stipendio del presidente. Il ritorno dell’indennità sarebbe giustificato dal fatto che le Province, progressivamente svuotate di fondi e funzioni, recupererebbero una serie di competenze. Resta da vedere cosa ne pensano gli alleati di governo, così sensibili ai costi della politica. Sul tema il Movimento 5 Stelle finora non si è pronunciato. Pochi giorni fa Beppe Grillo parlava di «estrazione a sorte dei parlamentari». Le Province non contano quanto la Camera o il Senato. Ma forse, voto popolare oppure no, è arrivato il momento di decidere cosa debbano fare da grandi.

domenica 5 agosto 2018

Il M5S vuole bloccare la TAV e il gasdotto TAP.




Il M5S vuole bloccare la TAV e il gasdotto TAP. Tanto a che servono SVILUPPO, ENERGIA e LAVORO, ci daranno a tutti il reddito di cittadinanza senza fare nulla?