L’azzeramento dei finanziamenti statali necessari a sostenere le Comunità Montane, pone le regioni in una posizione difficile perché devono farsi carico dei costi di gestione e del personale che rappresentano un impegno non di poco conto per i propri bilanci.
Posto che le Comunità Montane non dovrebbero pagare la scelta unilaterale e poco responsabile del Governo centrale di tagliare i fondi ad esse destinati, la questione deve essere affrontata guardando seriamente a ciò che le stesse possono dare al territorio.
E' in sintesi la prima constatazione del Consigliere regionale Massimiliano Scarabeo in sede di discussione della legge regionale di riordino delle Comunità Montane, che si è tenuta nella giornata di martedì 15 marzo.
«I ritardi strutturali di cui, spesse volte, proprio le regioni sono responsabili» dice il Consigliere, «i servizi a cui le stesse Comunità Montane attengono, pongono queste ultime nella condizione di essere seriamente riorganizzate, ma non certamente abolite. Al di la di ciò, la necessità di mettere mano ad una loro riorganizzazione, deve partire dalla convinzione che il ruolo da svolgere sul territorio di competenza, sia più dinamico e propositivo, rispetto a quanto, finora esse non abbiano fatto.
Se continuiamo a sostenerle semplicemente perché non sappiamo dove collocare il personale, allora creeremo nuovi scatoloni che non servono allo scopo. Perciò, fatti salvi i diritti dei dipendenti delle stesse Comunità montane a mantenere il loro status lavorativo, salvaguardando prima di ogni iniziativa di riordino il loro posto ed il loro reddito, cerchiamo di rendere l'idea di riforma più snella e meno costosa possibile per le casse regionali.
Per esempio, la proposta presentata in Commissione, riguardante l'istituzione di una Agenzia regionale che dovrebbe rappresentare la sede vocata a coordinare e rendere più incisive le politiche di sviluppo, e, in particolare, nei settori strategici dell'agricoltura di montagna e delle risorse ambientali, non mi convince del tutto, in quanto penso ad un nuovo carrozzone sub-regionale, con finalità più politico-elettoralistiche che funzionali allo scopo per cui è stata pensata».
Il Consigliere Scarabeo, allo scopo, illustra una propria proposta: «Chi, più degli enti locali come i Comuni, conoscono il territorio, esigenze e peculiarità che possono gestirsi anche in maniera associata, con una partecipazione finanziaria della regione?
Mancano ad essi le capacità propositive ed organizzative per svolgere azioni di promozione di nuove imprese, supporto alle imprese operanti sul proprio territorio, salvaguardia e politica ambientale, valorizzazione turistica, interventi di agricoltura montana? Non credo, agli enti locali non mancano le qualità per portare avanti un discorso di sviluppo delle aree di competenza, a maggior ragione se in forma associata, diciamo che mancano i fondi che la Regione Molise avrebbe dovuto impegnare nel corso degli anni, per arrivare a raccogliere i risultati di una seria politica economica e di sviluppo delle aree montane.
Senza voler fare demagogia, non penso che una nuova figura, interposta tra regione ed enti locali, potrà sopperire davvero alle necessità legate ai trasporti, alla disoccupazione, alla riorganizzazione scolastica, allo spopolamento delle zone interne, perché se ciò è vero, la regione ha fatto ben poco.
Più efficace, può essere l'idea di un progetto istituzionale nuovo, legato all'Unione dei Comuni per ambiti omogenei o ad una forma di gestione associata dei territori di competenza da parte dei comuni stessi, che ingloberebbe anche le Comunità montane, senza farle sparire, facendole diventare parte attiva dell'iniziativa, in continuità del ruolo già svolto autonomamente.
Molte realtà locali, si sono già espresse positivamente in tal senso e questo davvero potrebbe significare, oltre al mantenimento dei servizi, anche un modo nuovo, diverso di pensare e programmare il futuro dei propri territori.
Va da sé, che ogni iniziativa legata all'ottimizzazione, ad iniziare dai costi di gestione per finire a tutte le altre rivolte alla salvaguardia e allo sviluppo delle aree di competenza, diventerebbero un preciso impegno delle autonomie locali associate, che meglio di altri potranno assurgere al ruolo di controllore diretto delle attività svolte dalle Comunità montane.
Sostanzialmente non cambierebbe nulla sul piano organizzativo, su quello finanziario i Comuni pagano già alcuni servizi svolti dalle Comunità montane, e sul costo del personale la legge di riordino in discussione, all'articolo 11, già prevede che il personale delle Comunità verrebbe assorbito da regione, enti locali e/o le eventuali Unioni dei Comuni, con o senza la nuova Agenzia».
Il Consigliere scarabeo infine conclude il suo intervento. «E' ovvio che la conseguente riorganizzazione e controllo di gestione da parte dei Comuni associati, risulterebbe meno onerosa rispetto a un nuovo ente a totale carico regionale, ma vorrei ritornare, ancora una volta, sui dipendenti delle Comunità Montane, oggetto di "rottamazione", di incentivo al prepensionamento e per i quali, prescindendo da quanto verrà deciso deve essere tenuto ben presente il loro futuro lavorativo e reddituale».
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